Ogni anno, durante il periodo delle feste natalizie, compro una vaschetta di lychees. Lo faccio da tanti anni, non perché mi piacciano veramente, ma perché a quel sapore dolciastro e a quella buccia dura da spellare sono legate delle sensazioni. In genere il cibo con i suoi profumi e sapori è una vera cassaforte di ricordi. Ecco per me i lychees sono il ricordo di un bambino di otto anni.
Frequenta la terza elementare, negli anni settanta, in un paesino della Basilicata di 1200 anime. Siamo in classe e sono gli ultimi giorni prima delle vacanze di Natale. La maestra è una supplente giovanissima. Ricordo i capelli corti e biondi. Non ricordo altro se non che arrivava da Napoli e che mi piaceva stare ad ascoltarla.
– Cosa farete durante le vacanze? Andrete in vacanza da qualche parte?
Ci chiese. Ma noi non andavamo mai in vacanza. Per noi le vacanze di Natale volevano dire aspettare amici e parenti emigrati che tornavano a trovare le famiglie, andarsene in giro per il paese, fare palle di neve e collezionare botti da sparare per le strade facendo spaventare le signore…
La maestra era consapevole del fatto che la vita in quel paese di montagna era molto diversa da quella di una grande città come Napoli e così cominciò a raccontare cosa faceva lei e iniziò a farci domande più specifiche.
– Non mangiate la frutta secca a tavola? Arachidi, nocciole, anacardi, noci brasiliane? Frutta esotica? Ananas, lychees…
– Cosa sono gli anacardi?
– Cosa sono le noci brasiliane?
– Cosa sono i lychees?
– Non conoscete gli anacardi, le noci brasiliane e i lychees?
Così cominciò a descriverci quei frutti e mentre lo faceva, provavamo a immaginarne la consistenza e il sapore. Io raccontai a casa che in Cina esistono frutti diversi dai nostri e che ci sono anche delle strane ciliegie che sembrano delle nespole, ma hanno la scorza, sono dolcissime e a Napoli si mangiano a Natale insieme a noci che arrivano dal Brasile e hanno il guscio durissimo.
Le vacanze passarono in fretta e ritornammo a scuola con il ricordo dei botti, delle battaglie di neve e la tristezza per i nostri parenti e amici ingoiati dalle auto e dai pullman che li riportavano a Milano, Torino, Bologna, Germania, Svizzera…
Ad attenderci a scuola c’era la nostra supplente. Aveva portato da Napoli una cesta gigante, piena di frutta secca ed esotica. C’erano anche delle meringhe e dei dolcetti napoletani. Ricordo la nostra felicità mentre assaggiavamo quelle prelibatezze sconosciute.
Fu una giornata di festa. Io conservai i noccioli di lychees per piantarli nella nostra campagna. Portammo a casa un po’ di quelle meraviglie per farle vedere a tutti. Ci sentivamo al settimo cielo.
Nessuno aveva imposto a quella giovane supplente di confezionare quella cesta per una classe di bambini che non avrebbe mai più rivisto. Si era presa la briga, durante le sue vacanze, di pensare a noi e ricordo la sua espressione soddisfatta e benevola mentre godeva della nostra felicità. La supplente bionda restò con noi solo poche settimane, ma io non l’ho mai dimenticata e a dicembre quando compro i lychees ritorno in quella classe, con tutti i miei amici e la ringrazio per questo. Buona Natale maestra bionda!