Non ho nessun ricordo dei miei primi anni di vita. Le prime immagini che mi tornano in mente risalgono ai miei quattro o cinque anni, ma di tutto quello che c’è stato prima: il vuoto assoluto. Sembra sia normale.
Sono vecchie foto e i racconti di mia madre a farmi sapere che adoravo indossare il grande capello nero di mio nonno oppure che mi addormentavo solo se mio padre cantava fino ad avere la gola secca. Ma non sono ricordi di prima mano e quelli degli altri, per quanto dei tuoi genitori, sono trapiantati nella tua memoria e non hanno la stessa forza.
Penso a questa cosa solo adesso. Prima non mi era importato granché. Ci penso adesso mentre canto filastrocche sceme fino ad avere la gola secca per far addormentare Francesca. Mentre resto sveglio tutta la notte per controllarle la febbre o mi metto in testa la sua cuffietta per farla ridere e infilarle in bocca una cucchiaiata di qualcosa.
Penso a questo mentre le insegniamo a muovere i primi passi e mentre cerca di suonare la chitarra per imitarmi. Ci penso anche quando spengo il telefono e il computer perché so che ha bisogno di me e non posso farle mancare la mia presenza…
Eppure lei non ricorderà nulla di tutto questo. Non ricorderà gli abbracci, le risate, le volte che mi sono addormentato insieme a lei. Il gioco a nascondino con la mamma dietro la spalliera della sedia, la felicità di tutti noi mentre festeggia il suo primo compleanno…
Ma che senso ha?
Mi piace pensare che, forse, non ricorderà solo i singoli momenti. Ma sono convinto che il suo cuore rimarrà per sempre imbevuto di quel distillato di felicità che noi, ogni giorno, cerchiamo di alimentare nel suo petto. Mi piace pensare che ci sia un senso e che sono io a non riuscire ancora a coglierlo.
E poi un giorno tirerò da una vecchia scatola una piccola cuffietta e le mostrerò una foto mentre la indosso con la faccia buffa, per strapparle ancora un altro luminoso sorriso…